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    Girobio - Questo film e' un capolavoro

    Elite-Under23 Commento - 14 Giu 2011 


    "La bellezza della fatica". Nel capolavoro di film che e' il Girobio, i volti dei ragazzi che sono arrivati a Campo Imperatore sembrano evocare questa frase nei sottotitoli di chiusura. La compostezza stoica di Winner Anacona Gomez, che per i modi di fare piu' che colombiano sembra scandinavo. L'espressione distrutta di Fabio Aru, mortificato stavolta dalla fatica e non dalla sfortuna (il riferimento e' ovviamente alla Coppa delle Nazioni). I brividi di freddo su Stefano Agostini. Gli occhi di ghiaccio di Enrico Battaglin. La tenacia di Moreno Moser. Un finale epico per la tappa regina dell'edizione 2011: da Sora al rifugio Duca degli Abruzzi, che domina lo scenario del Parco nazionale del Gran Sasso, 161 chilometri dritti dritti verso la natura piu' schietta degli Appennini che dal verde sfuma inesorabilmente alla roccia. Quasi 35 chilometri di salita, resi ancor piu' difficili dal meteo che - come in un poema epico che si rispetti - ha riservato ai protagonisti freddo, nebbia e pioggia. Nei dintorni di L'Aquila, un nubifragio ha accolto i corridori che gia' da Sora si stavano scannando. Gia', un film dove non succede niente all'inizio e' noioso. Le location, azzecatissime. A Celano, un paese in festa ha atteso i fuggitivi della mattina: i pensionati a sedere davanti a casa su sedie in pvc, i commessi ad applaudire la carovana fuori dal negozio. A Ovindoli - ridendo e scherzando, sorge a 1300 metri di altitudine - la prima salita impegnativa. E poi giu', la picchiata diretta nel centro di L'Aquila. Il Girobio riscopre i luoghi simbolo dell'Italia e rende loro omaggio in un'avventura silenziosa di sfide, inseguimenti, numeri, colori. E nel finale, gocce di sudore e di pioggia, lacrime, fango, strette di mano e asciugamani. Dai cavalli allo stato brado del Parco del Gran Sasso, alle piste ciclabili sul lungomare di Giulianova. I protagonisti sono sempre gli stessi: bravissimi attori che sanno recitare la loro parte sempre e dovunque, la parte di sportivi che non si arrendono mai, che non pretendono il te' caldo dopo due gocce d'acqua, che non sbraitano, che si esaltano alla prospettiva di una salita di 25 km. E' la parte della "miglior gioventu' possibile". E l'Italia a sua volta si toglie il cappello. Il Ciclismo ringrazia.


    Luca Trippi







    Elite-Under23 Commento - 14 Giu 2011